Avventure ed eroi medievali.
Le storie di re Artù, del nobile Lancillotto e dei cavalieri della Tavola Rotonda, note anche come ciclo bretone o materia di Britannia, appartengono ormai all’immaginario collettivo, non meno di quelle di Carlo Magno e dei suoi fedeli paladini.

Fiorite in epoca medievale, in quel vero e proprio crogiolo immaginifico che fu il mondo celtico, queste leggende non tardarono ad arricchire il patrimonio della letteratura occidentale, offrendo spunto e materia per una preziosa produzione narrativa, soprattutto francese, sino all’avvento di Thomas Malory (XV secolo), al quale va ascritto il merito di aver raccolto e rielaborato questi frammenti sparsi componendoli nel suo romanzo, La morte di Artù. Punto focale di questa ricca costellazione e, insieme, forza motrice dell’opera, è la nostalgia per il mondo medievale (l’età cortese), in cui sono ambientate le storie dei personaggi, da quelle del saggio e prode re Artù, a quelle di Lancillotto, Percival, Galahad e degli altri eroici cavalieri, a cui spetta il privilegio di appartenere al mondo felice della favolosa corte di Camelot, dove tutto è festa, gioia e armonia.
 

I valori della società cortese.
I valori cortesi cavallereschi, come la lealtà, l’onore, la prodezza, ai quali si ispira il comportamento dei cavalieri, sono al centro di tale nostalgia. E, insieme a questi, l’amore (nella fattispecie quello di Lancillotto e della regina Ginevra, ispirato all’ideale dell’amore cortese), la sete di avventure, e il fascino per tutto quanto è prodigio, sogno, miracolo, cosa meravigliosa. Come gli oggetti incantati, segnatamente armi, che spesso i cavalieri sono chiamati a conquistare e sui quali primeggia il Santo Graal, la cui ricerca costituisce il fulcro del romanzo di Malory. A questa attrazione per il meraviglioso, elemento che muove le avventure dei cavalieri arturiani, è stato riservato un ampio spazio in questo adattamento, che ha il timbro inconfondibile dell’affabulazione fiabesca. I personaggi stessi che gravitano in questo mondo incantato sono “personaggi fiabeschi”, i quali, nei loro momenti migliori, mostrano di non avere smarrito del tutto l’ingenuità e il candore propri degli eroi della fiaba e soprattutto dei bambini.
 

Gli apparati didattici.
Il ricco corredo di apparati didattici aiuta lo studente nella comprensione del testo ma, al contempo, mette in evidenza i temi nevralgici della narrazione.

I numerosi e vari esercizi sulla lingua costituiscono un’ottima occasione di arricchimento del bagaglio lessicale; gli inviti alla produzione scritta mirano al rafforzamento della competenza di scrittura che resta (insieme alla lettura) l’obiettivo primario dell’insegnamento.

Il dizionario dei nomi, in appendice al testo, completa il libro ed è un utile strumento a cui lo studente può fare riferimento per districarsi nella fitta rete di personaggi che costellano il romanzo di Malory.

 

 

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