Consigliato per le classi II-III

 

La trama.
A Pietrascura, un piccolo borgo del Levante ligure, viene rubata la statua del santo patrono, san Giuseppe. A questo furto ne seguono altri analoghi, nelle chiese parrocchiali dei paesi vicini.
Sembrerebbe lo scherzo di qualche burlone, tanto più che le statue trafugate sono prive di ogni interesse artistico, ma il commissario Gaspare Bellini non la pensa così. Egli intuisce che dietro i furti si nasconde un mistero e che questo mistero è legato inspiegabilmente alla leggenda di un eremita vissuto in quella zona quasi tre secoli fa e condannato al rogo con la falsa accusa di omicidio.
La morte di un povero guardaboschi, e le successive rivelazioni di Remigio Simonetti, un giornalista in pensione che si interessa al caso, confermano i suoi sospetti. Gaspare indaga, raccoglie indizi e testimonianze, ma soprattutto si affida ai racconti dei vecchi, come lo zio Elmo, il Barba Gian, la zia Grigia, alle favole e alle leggende che hanno tutte – come il Barba Gian gli insegna sin da bambino – un fondamento di verità.

 

Un giallo... da favola.
Questo romanzo ha tutte le carte in regola per essere un giallo poliziesco: ci sono dei furti anomali, una morte sospetta, un commissario di polizia incaricato delle indagini che si avvale dei suggerimenti fuori campo di un giornalista in pensione (in cui non è difficile riconoscere il ritratto del fortunato creatore di Montalbano, lo scrittore siciliano Andrea Camilleri), e infine l’individuo misterioso, che ha architettato i furti, il quale coinvolge il commissario in una specie di gara d’ingegno, in cui oltre a dargli del filo da torcere gli concede, ogni tanto, qualche aiutino.
Il tutto si svolge su uno scenario, il borgo marinaro di Pietrascura, che, come la Vigata di Montalbano, è una località immaginaria. Ma soprattutto un luogo ricco di misteri, di favole e leggende, talora anche inquietanti come quella dell’eremita, il cui arrivo improvviso in quell’angolo di riviera, tanti secoli or sono, aveva seminato il panico nella piccola comunità e messo in allarme gli uomini di chiesa e i bigotti, pronti a vedere in quell’uomo così diverso da loro nientemeno che un emissario del diavolo.

 

Elementi caratteristici.
Ricco di atmosfere fiabesche, questo giallo poliziesco utilizza vari registri linguistici – comico, poetico, drammatico – non disdegnando talora qualche minima inserzione dialettale.
Leggenda, favola, mistero sono dunque gli ingredienti essenziali di questa storia. Il commissario si dedica alla ricerca della verità animato da un for te senso di giustizia, da una profonda compassione per tutte le vittime innocenti della malvagità umana, ma anche dall’amore per quella stagione della propria vita, l’infanzia, i cui ricordi gli affiorano alla memoria, come i sogni, offrendogli infine la chiave magica per sciogliere l’enigma e risolvere il caso.

 

 

 

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